lunedì 31 agosto 2015

La morte del Curriculum Vitae!

Si dice che il Curriculm Vitae stia morendo lentamente.. 
e TU te nei sei accorto/a?
Oggi giorno diventa sempre più evidente che se vogliamo trovare un lavoro, o meglio il NOSTRO LAVORO (non tanto quello che ci capita per caso, ammesso che riusciamo a trovarlo visti i tempi che corrono, ma quello che vogliamo fare "per DAVVERO"), forse il Curriculum Vitae e la Lettera di Presentazione non bastano più ed è per questo che lentamente, ma inesorabilmente, stanno morendo.
Nel corso degli anni è cambiato molto: i tempi e le modalità di chi fa selezione del personale non sono di certo quelli che c'erano 50 anni fa e se prima solo Curriculum accompagnato dalla Lettera di Presentazione era sufficiente, adesso il discorso è cambiato e anche di molto.
Bisogna cambiare il sistema, bisogna adattare la nostra strategia ai nuovi cambiamenti che ci sono oggi nel Mercato del Lavoro.

Bisognerebbe diventare abili promotori di se stessi e delle proprie competenze e questo lo si può fare solo se impariamo ad utilizzare con efficacia tutti quegli strumenti che la tecnologia oggi ci mette a disposizione.
E tu che strategia stai utilizzando nella tua ricerca di un lavoro?





A cura del Dott. Simone Cosantini

giovedì 27 agosto 2015

Il video Curriculum Vitae

Chi di voi sa cosa sia un video Curriculum o ne ha mai realizzato uno?

Il video Curriculum non è altro che la trasformazione del Curriculum vitae cartaceo in formato video, ma esso ovviamente offre dei vantaggi in più. 

Vediamo insieme quali sono:

Per i candidati sono l’immediatezza e la velocità a cui si arriva al selezionatore, con la possibilità di mettere in risalto il carattere, l’atteggiamento e la dialettica del soggetto. Creare un video curriculum permette inoltre di ricevere un’attenzione maggiore fino alla fine.  

Per le aziende il video Curriculum risulta comodo perché permette una prima scrematura dei candidati, accorciando le fasi di preselezione e diminuendo il numero dei colloqui. Inoltre, esso può permette all’Azienda di valutare sia le competenze tecniche o pratiche, ma anche il grado di conoscenza di una lingua straniera del candidato.

Per avere un buon video curriculum bisogna, però, seguire almeno delle regole fondamentali:
  • È necessario curare il proprio aspetto e abbigliamento, proprio come se andaste ad un colloquio;
  • Le informazioni che si daranno devono essere ben dettagliate e strutturate, secondo un ordine preciso;
  • Fare attenzione al linguaggio utilizzato e alla gestualità poiché anch’essi saranno oggetto di valutazione da parte dei selezionatori;
  • Il video cv non dovrà durare più di due minuti;
  • Si può scegliere di creare un video curriculum creativo o professionale, a seconda del settore in cui si vorrebbe trovare un’occupazione.

Sei interessato a creare un Video Curriculum? Contatta lo staff di Consulenza Orientamento Hr per avere maggiori informazioni!

Coltiviamo le tue potenzialità!


A cura della Dott.ssa Mariagrazia Susanna 

sabato 22 agosto 2015

"Occhio all'annuncio"


Salve a tutti. Le ferie estive volgono al termine ormai ed è tempo di rimettersi alla ricerca di opportunità lavorative (ovviamente per chi necessita di farlo!). Tutto ciò, come ben sapete, è già di per sé un lavoro e come tale va svolto in modo oculato evitando i soliti errori che vanificano i grandi sforzi fatti, come ad esempio il classico invio di cv a pioggia che non porta mai i frutti sperati.
Bisogna armarsi di costanza, pazienza, perseveranza e soprattutto dei mezzi giusti; prestate molta attenzione al vostro cv, badando bene che sia sempre ben aggiornato e periodicamente stilate una valida lettera di presentazione e date il via alla vostra ricerca.
Il nostro staff è a vostra disposizione per darvi consigli per orientarvi al meglio, non esitate a contattarci!

a cura del Dott. A. Sacchettini

Consulenza Orientamento HR consulenzaorientamento.hr@gmail.com

Coltiviamo le Tue Potenzialità!!!

venerdì 14 agosto 2015

"Occhio all'annuncio"

L'importanza della foto sul proprio CV.

Buongiorno cari utente, oggi voglio parlarvi della presenza o meno della foto sui vostri cv.
Ecco, abbiamo fatto il nostro cv, controllato e ricontrollato formazione, esperienze lavorative, e tutto ciò che vogliamo comunicare a coloro che riceveranno i nostri dati. A questo punto ci sorge un quesito, la foto la metto o meno? Se si, quale metto?
Per coloro che decidono di apporre la proprio foto ci sono consigli utili da non sottovalutare per evitare di trasformare la presenza della stessa in un arma a proprio svantaggio. In primis la foto non deve essere molto grande, formato fototessera per farci capire ed è importante lo stile della stessa, ciò che vuole comunicare, come prerogativa di ogni foto. Vi sono ovviamente rami dove la foto oltre ad avere canale preferenziale, risulta essere richiesta esplicitamente, mentre ve ne sono altri che sarebbe meglio ometterla, in quanto, ricordate tutti, che un selezionatore non può assolutamente farsi influenzare dall'aspetto che traspare dalla foto, ma ben sappiamo che non sempre ciò viene rispettato. Ponete quindi massima attenzione a questa scelta, che potrebbe, vostro malgrado, rivelarsi un'arma a doppio taglio.

Ricordate che lo Staff di Consulenza Orientamento HR è a vostra disposizione per chiarimenti, consigli e suggerimenti.

a cura del Dott. Alfonso Sacchettini

martedì 11 agosto 2015

Cos'è il Bilancio di Competenze?

Il bilancio di competenze può essere definito come un percorso di analisi e di orientamento utilizzato principalmente per dare consapevolezza alle persone delle proprie capacità, attitudini, competenze e aspirazione, utile quindi per conoscere meglio se stessi sia dal punto di vista personale che professionale.

Il bilancio di competenze nasce in Canada e si sviluppa soprattutto in Francia, a partire dal 1991 quando il suo utilizzo viene regolamentato. È uno strumento utilizzato dai responsabili delle Risorse Umane per valutare i candidati e dai lavoratori per analizzare le proprie competenze professionali e osservarne l’evoluzione nel tempo. In Italia il concetto di Bilancio delle Competenze è stato introdotto solo  nel 2003 con la Riforma Biagi, che ha legalmente regolato questo metodo, in conformità con gli orientamenti comunitari in materia di occupazione e formazione continua, con l’intento di colmare il gap tra realtà aziendale e aspetti normativi.

Questo strumento può essere utile in ogni momento della vita professionale delle persone, per aiutarle nella definizione di un obiettivo professionale reale, concreto e comunicabile. Il presupposto è quello di considerare la consapevolezza e la passione elementi importanti per la costruzione di un’esperienza professionale di successo. 
Durante il percorso di Bilancio di Competenze verranno analizzate le motivazioni, le qualità personali, gli interessi, le capacità e l’ambiente di lavoro in cui desidera inserirsi. Non ci si dimenticherà dei punti deboli su cui è necessario migliorare, poiché valutarli permette di definire obiettivi professionali realistici e concreti che tengano conto delle proprie limitazioni.

Si mediterà, infine, su ciò che si sa fare anche in termini di spendibilità nel mercato del lavoro e su ciò che si vorrebbe o potrebbe fare per un migliore inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro.

Esistono almeno 3 buoni motivi per fare un bilancio delle competenze:
  1. perché è l’unico modo per poter scegliere consapevolmente il tipo di professione che ti può interessare e soddisfare
  2. perché definire l’obiettivo professionale ti permette di trovare un’occupazione soddisfacente in minor tempo
  3.  perché è il modo migliore per prepararti e vincere una selezione.


E allora cosa aspetti, se anche tu vuoi fare un Bilancio delle Competenze contatta lo staff di Consulenza Orientamento Hr!

A cura della Dott.ssa Mariagrazia Susanna



sabato 8 agosto 2015

"Occhio all'annuncio"


L' Outdoor training

Oggi viviamo un periodo storico alquanto complesso per quanto riguarda le realtà aziendali, si sente sempre più il bisogne di ottimizzare le risorse interne per farle rendere al meglio, evitando di dover attuare una sorta di turn over con tutte le spese che ciò comporta. Esistono, ad oggi, diversi modelli formativi che possono aiutare la realtà aziendale a far emergere potenzialità nei singoli dipendenti o nel gruppo in un'ottica di ridefinizione di ruoli che possono apportare significativi vantaggi all'intera azienda.
Tra le tante, voglio oggi portare alla vostra attenzione l'outdoor trainig o formazione outdoor, che consiste nell'impegnare il collettivo aziendale in attività all'aperto, lontano dal luogo di lavoro. L'outdoor training si concentra sullo sviluppo di comportamenti organizzativi in contesti nuovi, con la possibilità di sperimentare con libertà, fare esperienza sulle competenze relazionali o manageriali che si vogliono sviluppare, come ad esempio la possibilità di allenare un gruppo nuovo a fare squadra perseguendo un obiettivo comune, dando loro la possibilità di affiatarsi fuori dal contesto lavorativo, o magari, approcciandosi ad un team di lavoro già costituito apportare un cambiamento di ruoli in un'attività ovviamente diversa da quella svolta in ambito lavorativo per creare una consapevolezza dei ruoli che gli altri, nella quotidianità, svolgono.
Esistono diversi esmpi di outdoor training, tra i quali emergono senza dubbio l'orienteering, la barca a vela, il ponte tibetano e l'arrampicata sportiva.
Sempre più realtà aziendali, che siano grandi multinazionali o medie imprese,  decidono di mettere alla prova il loro personale interno per scoprire potenzialità rimaste sopite o magari consolidare quelle già emerse nel tempo.

Vi consiglio di consultare gli esempi che riportati nel link sottostante:
http://www.formazione-esperienziale.it/catalog/buonepratiche.php

a cura del Dott. A.Sacchettini

Consulenza Orientamento HR

Coltiviamo le Tue potenzialità!!!



martedì 4 agosto 2015

Per chi ancora non lo sapeva, l'importanza del "Personal Branding" nella ricerca del lavoro.

Siamo in piena estate, è vero e questo, per molte persone, significa vacanze, relax, allontanarsi dalle difficoltà del quotidiano.

Ma questo periodo di "leggerezza emozionale", non so se ve ne siete accorti, si sta contrapponendo in questi giorni, a dati a dir poco allarmanti che forse potrebbero ridestarci da un "sogno di spensieratezza".

Ebbene si: sono questi i giorni in cui, come scrive anche il sito libre idee, l'ISTAT ci fa sapere che la Disoccupazione giovanile in Italia è salita ancora di più.
Ecco quale è la descrizione della "fotografia" scattata dall’Istat sul mese di giugno: 
la percentuale dei senza lavoro è salita rispetto al mese precedente di 0,2 punti e quella dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni ha toccato la quota record del 44,2%. 

«A quattro mesi dall’entrata in vigore del Jobs Act, e in netto contrasto con le aspettative del premier Matteo Renzi, che a maggio festeggiava perché “la macchina è finalmente ripartita”, la situazione del mercato del lavoro in Italia resta preoccupante», scrive il Fatto Quotidiano”.

«Il dato che più colpisce è quello relativo ai giovani: la disoccupazione in Italia segna un nuovo record, salendo al 44,2% e toccando il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili e trimestrali, nel primo trimestre 1977». 

E’ uno dei sintomi più visibili del disastro chiamato euro, scrive Marco Della Luna
«Gli odierni dati statistici mostrano che, dall’introduzione dell’euro, i paesi dell’Eurozona sono quelli cresciuti meno tra i paesi Ocse. 



Non solo: i paesi mediterranei sono quelli cresciuti meno tra i paesi dell’Eurozona, e l’Italia è il paese cresciuto meno tra quelli mediterranei».

«Il tasso di disoccupazione dei giovani che vanno dai 15 ai 24 anni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi, occupati e disoccupati, è pari al 44,2%, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al mese precedente», scrive l’Istat. 

Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro

Secondo i dati di giugno, il numero di disoccupati aumenta infatti dell’1,7% (+55.000) su base mensile, mentre nei 12 mesi il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% (+85.000). 

In termini assoluti, a giugno 
l'Istituto Nazionale di Statistica ha registrato 22.000 occupati in meno rispetto a maggio (-0,1%) e 40.000 in meno rispetto allo stesso mese del 2014 (-0,2%). Si tratta del secondo calo congiunturale degli occupati dopo quello di maggio (-0,3%). Ad aprile, invece, c’era stata una crescita dello 0,6%.

Bene, come vi dicevo poco fa c'è, ahimè, poco tempo per rilassarsi a questo punto visto il quadro che si è delineato, pertanto la domanda che rivolgo a coloro che un lavoro non ce l'hanno, ma che si danno da fare ogni giorno per riuscire nell'impresa è: nonostante il periodo di vacanze, cosa state facendo per avere ancora più successo nella ricerca di un lavoro?

Ed è qui che voglio concentrare il mio intervento di oggi perché, se questa è la situazione che stiamo vivendo in Italia, allora potrebbe non essere davvero più sufficiente provare a cercare lavoro utilizzando le "tradizionali" strategie ormai trite e ritrite come il Curriculum e la Lettera di Presentazione.

Diventa opportuno adesso, e ancor più di prima (se non lo avevate fatto finora iniziate a farlo), concentrare gli sforzi nella pianificazione e realizzazione di una strategia efficace che possa DAVVERO avere successo nella ricerca di un lavoro.

Ed è in questo caso che si inizia a parlare sul serio di "Personal Branding", ma sapete che cos'è?



Inizierei innanzitutto riportandovi le parole di Luigi Centenaro che dice che cosa non è: Il "Personal Branding" non riguarda il “vendere meglio se stessi“, dando un’immagine falsata attraverso i Social Media.
Infatti, se non abbiamo un chiaro messaggio da offrire, gli strumenti online servono a poco o niente; saremmo solo uno dei tanti profili privi di contenuti reali.

E poi con Internet, il tuo "Brand" non è più solo sotto il tuo controllo, ma è ridefinito in continuazione dal tuo pubblico, dai tuoi clienti, quindi occorre essere su Internet per partecipare attivamente a questo processo.
Detto questo si capisce che quando si parla di "Personal Branding" significa parlare di qualcosa di più vero, di più autentico; significa parlare di una strategia che ci permetta, attraverso i canali multimediali, di far vedere al mondo chi siamo davvero, cosa sappiamo fare in concreto e quale reale vantaggio possiamo apportare all'azienda che potrebbe assumerci.

Ed è sulla base delle risposte che ci daremo a queste domande, che potremmo diventare i "corteggiati" piuttosto che i "corteggiatori".

E tu, hai mai provato a riflettere davvero su questi aspetti?



A cura del Dott. Simone Costantini

Fonti:

-http://www.libreidee.org/2015/08/giovani-senza-lavoro-mai-cosi-tanti-merito-delleurozona/

-http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/31/disoccupazione-giovanile-nuova-impennata-e-al-442-italia-senza-lavoro-il-127/1922723/

-http://centenaro.it/personal-branding/

-http://www.studioagrieuro.it/public/NASpI_disoccupazione.gif

lunedì 3 agosto 2015

L’ Outplacement, ovvero quando da una difficoltà può nascere un’opportunità!


Nel mondo del lavoro sempre più spesso si sente parlare di outplacement, ma in pochi sanno realmente in cosa consiste e perché può essere uno strumento utile ed efficace per i lavoratori e le aziende.  
Il termine outplacement è stato tradotto in italiano in “supporto alla ricollocazione di personale” e rappresenta un servizio sempre più significativo nell’attuale panorama economico contraddistinto da processi di riorganizzazione aziendale. Si tratta quindi di un’attività di consulenza nell’ambito delle risorse umane che si occupa di accompagnare le persone in uscita da un’azienda nella ricerca di nuove opportunità professionali. Il servizio di outplacement in Italia è regolato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali definito dal decreto legislativo n. 276/2003 art. 2 comma 1 lettera d:
d) "supporto alla ricollocazione professionale": l'attività effettuata su specifico ed esclusivo incarico dell'organizzazione committente, anche in base ad accordi sindacali, finalizzata alla ricollocazione nel mercato del lavoro di prestatori di lavoro, singolarmente o collettivamente considerati, attraverso la preparazione, la formazione, l'accompagnamento della persona e l'affiancamento della stessa nell'inserimento nella nuova attività.

Questa forma di ricollocamento nasce alla fine degli anni ’60 negli Usa quando la NASA, dopo il successo del programma spaziale Apollo 11, si ritrovò nella situazione di diminuire drasticamente il numero dei suoi dipendenti. Per affrontare questa situazione cercò di ricollocare i dipendenti e fornire loro una nuova occupazione. Nasceva il servizio di outplacement o di ricollocazione professionale. Un servizio che a poco a poco si è diffuso in tutto il mondo e che in Italia ha iniziato a comparire verso la metà degli anni ’80 anche se, ad oggi, è ancora poco sfruttato.

Ma che cos'è l’outplacement e come funziona?  


Per outplacement si intende l’attività con cui società specializzate agiscono a supporto della ricollocazione di uno o più dipendenti in uscita da un’Azienda in una nuova posizione professionale, svolgendo a vantaggio di queste persone un complesso lavoro di valutazione e riqualificazione. Questo servizio non  è rivolto ad un particolare profilo professionale ma può interessare indifferentemente operai, impiegati, quadri e dirigenti.
Esistono sostanzialmente due tipologie di outplacement:
·    individuale che prevede un accordo diretto tra lavoratore e azienda;
· collettivo che prevede un accordo tra i sindacati e l’azienda per ricollocare gruppi di lavoratori.

Il percorso di outplacement prevede innanzitutto un vero e proprio bilancio delle competenze: con l’aiuto di uno o più consulenti il candidato viene portato ad analizzare in profondità la propria vita professionale, le competenze maturate, i punti di forza e le aree di miglioramento. A questo lavoro “tecnico” si affianca un lavoro psicologico e di sostegno emotivo nella fase di licenziamento della persona affinché non perda la fiducia in se stessa e le motivazioni.
Successivamente vi sarà  la strutturazione di un profilo professionale e, di conseguenza, del progetto professionale, un piano operativo che va ad analizzare i possibili punti di incontro tra competenza maturale e aspirazioni professionali del candidato.
I percorsi individuali possono essere molteplici: per alcuni candidati vi è una sorta di continuità sia dal punto di vista del rapporto di lavoro (dipendente o autonomo) che della mansione; per altri il percorso varia e può portare a iniziative imprenditoriali o di consulenza.
Nel caso in cui il percorso scelto sia quella da lavoratore dipendente i consulenti aiutano il candidato a migliorare strumenti quali Curriculum Vitae e lettera di presentazione, intervengono sulle tecniche di comunicazione verbale per sostenere efficacemente un colloquio di lavoro, aiutano il candidato a identificare le aziende in target e a prendere contatto con esse. Nel caso in cui il percorso scelto sia quello di una professione autonoma, i consulenti aiutano il candidato a individuare il proprio mercato e settore di attività e offrono una consulenza operativa all’avviamento dell’attività in proprio.

Quali possono essere i vantaggi dell’outplacement?

Richiesto e pagato dalle aziende per aiutare i propri lavoratori licenziati (per varie ragioni), in cassa integrazione o in mobilità a reinserirsi nel mondo del lavoro in base alle competenze e alle esigenze dei singoli e alla domanda espressa dal mercato, l'outplacement presenta numerosi vantaggi sia per i dipendenti che per le aziende stesse.
I lavoratori infatti possono contare sulla consulenza di esperti delle risorse umane, specializzati nell'orientare le persone a un nuovo progetto professionale, mettendole nelle condizioni di valutare realisticamente le proprie competenze e di muoversi in maniera mirata alla ricerca di nuove opportunità. Per le aziende, invece, il  vantaggio è sicuramente economico e di immagine: un’azienda può offrire questo servizio come benefit di buonuscita, presentandolo come alternativa ad una somma di denaro. Può, inoltre, sfruttare questa forma di tutela per evitare eventuali controversie legate ai licenziamenti, visto che si assume l’intero onere economico del riposizionamento del lavoratore.


A cura della Dott.ssa Mariagrazia Susanna




sabato 1 agosto 2015

" Occhio all'annuncio"


Salve e ben tornati all'interno della nostra rubrica "Occhio all'annuncio".
La settimana scorsa vi abbiamo chiesto se adattate il vostro Cv di volta in volta, personalizzandolo, in base al tipo di azienda alla quale vi rivolgete. Ben sappiamo che nel mondo del lavoro non ci si può precludere nulla, e quindi sarebbe opportuno non convogliare le nostre ricerche esclusivamente nell'ambito di lavoro più consono alle nostre esperienze, bensì bisogna aprirsi un ventaglio di opportunità facendo leva non solo sulle nostre competenze, ma anche su quelle capacità e/o peculiarità che magari possono emergere in ambiti che probabilmente non abbiamo mai preso in considerazione.
Per queste ragioni è di estrema importanza, quando andiamo a scandagliare le varie offerte di lavoro, non chiudersi alcuna porta  ritenendo questo o quello non adatto al nostro percorso formativo-esperienziale.In ragione di ciò sarebbe per tutti estremamente importante avere un bilancio delle competenze costantemente aggiornato per essere così in grado di modellare il proprio CV di volta in volta, a seconda della candidatura da presentare.

Lo Staff di Consulenza Orientamento HR
Coltiviamo le Tue Potenzialità!!!